La mia Ieia amava i colori.
Le piacevano tantissimo i pennarelli. Per farla davvero felice
bastava una scatola di quei magici tubicini di plastica,colorati, pasticcioni e
il suo dolcissimo viso si illuminava. Ho ancora "tracce" colorate di
Fedra in ogni dove: continuo a trovare pennarelli ovunque, seminati col tempo
qua e là, nascosti dal tempo qua e là, riapparsi dal tempo qua e là: sotto ai
mobili, dentro ai cassetti, sotto ai sedili in auto... Ho scatole e scatoloni
pieni di pennarelli e assolutamente non ho coraggio di liberarmene.
I suoi libroni di disegni da colorare sono ancora qui, pasticciati
come solo lei sapeva fare, diceva "detto cotonno" (ndt. fedrese=
dentro al contorno) come ad insegnarsi da sola quel che doveva fare, ma poi non
seguiva mai i contorni, non sceglieva mai colori reali e tutto diventava
incredibilmente... visto con gli occhi suoi. Capelli blu, animali verdi,
gialli, arancioni, alberi rosa, azzurri... Solo gli occhietti e le boccucce dei
personaggi erano costantemente blu e rossi, risultato di un forzato
condizionamento o forse il suo modo per dire "guarda che riconosco
benissimo le figure e so distinguere le persone dalle cose e dagli animali
anche nei disegni".
Quando voleva avere in regalo una scatola nuova di pennarelli
decideva che quelli che stava usando erano ormai vecchi e non funzionavano “no
chìe più!” (ndt. fedrese= non scrive più) e allora li trovavo nel cestino dell’immondizia
o dentro al lavandino dove si divertiva a lanciarli ridendo.
Le sue manine erano sempre sporche, si sa che quando i pennarelli
scelgono di lasciare il segno del loro artistico passaggio sulle mani dei
bambini non sempre poi è facile cancellarlo. Le dita verdi, blu, rosse della
mia Ieia erano ormai una costante... vogliamo mettere la monotonia di una
manina sempre bianca e linda? Qualche volta la vedevo improvvisamente lasciare
la tavola della cucina dove aveva stabilito la sua postazione artistica e
dirigersi verso la sua cameretta. "Dove vai Fedra?", la sua risposta
"mi allo manine" (ndt. mi lavo le manine), mi faceva capire che forse
l'opera d'arte che i pennarelli avevano deciso di dipingere su di lei non le
piaceva molto. Dopo essere stata nel suo bagnetto a lavarsi, rigorosamente da
sola, che poi è molto più divertente invece di avere la mamma alle spalle come
un falco che dice "fai così, fai cosà", esibiva immancabilmente le
maniche bagnate fino al gomito (beata la stagione estiva e le magliette con le
maniche corte!) e spruzzi d'acqua vari qui e là... però mi avvicinava le manine
al naso (con gli ultimi rimasugli di colore che non se ne erano andati) e mi
diceva felice "tetti! tetti che puffumo mamma!" (ndt. senti! senti
che profumo mamma!).
Si, la mia Ieia amava i colori.
Ogni mattina era un tira e molla farle scegliere il colore della
maglietta o della felpina, dei pantaloncini o della tutina che voleva
indossare. La sua costante domanda al telefono con le zie era "che cooe
hai?" (ndt. che colore hai? , cioè "di quale colore sei
vestita?"). La sua gioia era scoprire che la mamma, il papà, la nonna, la
zia o chiunque le capitasse davanti avesse qualcosa addosso con una riga, una
scritta, un disegno o un motivo di un colore che richiamasse qualche altra cosa
che indossava lei e subito si accendeva in un sorriso esclamando
"uguale!!!"
Decisamente. La mia Ieia amava tantissimo i colori.
E sono colorati anche ora i suoi saluti. Li vedo spesso. I saluti
che ha scelto per me sono colori. Arcobaleni in cielo. Mai in tutta la mia vita
ho visto così tanti arcobaleni, così belli, così spesso, anche fuori stagione.
E’ la mia Ieia che ama i colori e mi saluta.
Il primo arcobaleno l’ho visto quando Fedra ormai ci stava
lasciando, una mattina mentre da casa stavamo andando all’ospedale dove mia
mamma aveva passato con lei la notte in terapia intensiva ci è apparso davanti
tra la pioggia di quel giorno triste, quella domenica la lettura del Vangelo a
messa parlava di Gesù che ridava la vita alla bimba di Giairo e speravo tanto
che quell’arcobaleno visto mentre in auto ascoltavamo quel brano, fosse un
segno per noi. Così non è stato purtroppo, ma da allora ogni tanto, anzi, ogni
spesso, Fedra mi saluta colorando il cielo. Si sa, in estate i temporali sono
comuni e lo sono anche gli arcobaleni, ma in vita mia non ho ricordi di averne
visti così tanti e così frequenti; non solo in estate ma anche durante l’inverno
che ormai sta per finire, non solo durante le giornate di pioggia ma anche in
pieno sole, spesso non c’è un solo arco in cielo ma è addirittura doppio….. Si,
è la mia Ieia che mi saluta, la mia Ieia che amava i colori e che disegna e
colora i suoi saluti in cielo per la mamma.